La Storia

Orientalismo e occidentalismo

L'industria della seta venendo di fuori e da paesi tanto diversi dai nostri per gusto d'arte e per abitudini spirituali è naturale che almeno in un primo tempo, portasse con se le caratteristiche proprie del luogo di origine. Ma l'antitesi profonda fra orientalismo e occidentalismo, così nei costumi come nel pensiero, nelle forme di vita come nei sentimenti non doveva tardare molto a farsi palesi nell'animo dei nostri artefici guidati dal proprio istinto a correggere corte linee o figure o motivi che non rispondevano alle tradizioni paesane e alle tendenze della nostra arte non totalmente disperse o soffocate dal periodo barbarico.
Varie correnti di stranierismo giocavano tra le trame dei nostri tessuti: quella Persiana che si fondava sopra una fusione di figure simili intercalate da un terzo motivo; quella araba che limita il lavoro della fantasia alla creazione geometrica aborrendo da figurazioni zoologiche o naturali per divieto del Corano; quella indiana che si distingue per la sua meticolosità di linee per la ripetizione paziente ostinata e tenace di piccoli motivi floreali e lineari, riflesso magnifico dello spirito buddista che ornava il segno e la fantasia; infine quella cinese contraddistinta da tipi mostruosi o di deformazioni generalmente fantastiche della realtà vegetale.
Sono queste le correnti che incontrandosi, combinandosi, o anche rimanendo separate le une dalle altre, si riscontrano nei tessuti d'arte fabbricati dai telai siciliani prima e lucchesi poi, tra il XII e XIV secolo.
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