I Mercanti

Giovanni Sercambi


Ma già quell'esperto mercante ed accorto politico che fu Giovanni Sercambi, dettando per i Guinigi saggi ammonimenti di governo, deplorava il "Pogo fare della seta" aprendo dinanzi al suo Signore i nuovi orizzonti dell'attività rurale che doveva in un altro campo di lavoro, mantenuto sino ad oggi, assicurare ai lucchesi onore e profitto.

La trasformazione dell'industria manifatturiera in nuove attività a favore dell'agricoltura, non cambiò i valori economici della Lucchesia immediatamente perché il commercio dei drappi continuò se non fiorente come nel periodo classico dell'industria sempre proficuo ed ampio per tutto Il secolo XVIII.
Fin dal 1376 dello Statuto dei Mercanti libro IV, n. 44 e, seguenti, abbiamo una serie di ordini per impedire l'importazione dallo stato di macchine e ordigni atti alla tessitura affinché il mestiere della seta non si estenda in suolo straniero.

Queste disposizioni furono acuite il 22 aprile 1381 con la riforma degli Statuti mercantili che stabilivano che nessun lucchese potesse esercitare fuori dello Stato l'arte della seta, che coloro che si erano stabiliti fuori della città vi ritornassero entro 4 mesi, pena del bando. Ciò aumentò la crisi perché i setaioli lucchesi sparsi per il mondo dovettero rovinarsi abbandonando il loro commercio o rinunciare alla città natale.

Per ripopolare dunque la città decimata dalla pestilenza s'invitò per pubblico bando i forestieri a dimorare in Lucca con l'esenzione per dieci anni di ogni gabella e da ogni tassa e col salvacondotto per i debiti che avessero contratto fuori dallo Stato.

Molti furono gli ebrei che con i propri capitali vennero ad aiutare il risorgimento di quest'arte, ottenendo la protezione della Repubblica. Nel 1488 e nel 1491 i Consoli dei Mercanti chiesero che fosse data facoltà ai tessitori e ai filatori di seta condannati di poter scontare la pena col pagamento di una data somma e così un'ingente quantità di denaro veniva ad arricchire l'erario ed aumentò il numero degli operai e dei mercanti, tanto che al principio del XVI secolo battevano in Lucca più di 300 telai di seta, con l'opera dì ventimila operai di ambo i sessi, tessendo trecentomila libbre di drappi all'anno, per il valore di oltre un milione di scudi.

Della ricchezza di questo commercio in quell'epoca è testimone l'interesse stipulato sul danaro dato a cambio nella misura del nove per cento che non sarebbe stato tollerato dall'austera morale che a tal proposito allora vigeva se il danaro impiegato nella mercatura non avesse fruttato almeno il doppio.
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