I Mercanti

Il declino

Certo è che la fabbrica lucchese non riuscirà più ad assurgere al primato che per lungo tempo aveva tenuto in Italia e in Europa e da quest'epoca andrà sempre più esaurendosi. Ne fu causa la concorrenza che i lucchesi stessi avevano provocato portando attraverso il mondo la loro arte malgrado il divieto e le pene imposte, le nuove vie commerciali aperte dalle scoperte geografiche le guerre che continuarono ad insanguinare l'Italia e le regioni dove i lucchesi avevano i loro traffici fiorenti. Già lo stabilirsi della Santa Sede ad Avignone, richiamo di molti tessitori e artisti italiani sicuri di trovare tra i numerosi membri della Corte Pontificia che conducevano una vita di lusso e di festa, una ricca clientela, aveva fatto diminuire l'affluenza in Francia dei prodotti italiani, specialmente lucchesi; un altro duro colpo Lucca e le sue industrie lo ricevettero quando Luigi XV, con un editto del 1466 fondò a Lione la Reale manifattura della seta favorita dall'accorrere di operai lucchesi. Trasportata provvisoriamente a Tours, l'arte serica si affermerà definitivamente a Lione sotto Francesco I che aveva continuato l'opera di Enrico VI, assecondato anche dai costumi e dalla moda della Corte medicea portata in Francia e imposta alla nobiltà francese da Maria de' Medici che non poteva dimenticare la signorilità dello sfarzo e la purezza del gusto della sua Firenze.

Anche se i fabbricanti lionesi saranno costretti per lungo tempo ancora a vendere il loro prodotto come proveniente dall'Italia, Lione acquisterà presto la supremazia e d'ora innanzi non assorbirà più che in piccola parte i prodotti lucchesi.
Ospiterà invece, gli operai ed i mercanti che, esuli dalla loro patria per il diminuito traffico e per le persecuzioni religiose mosse dal Senato durante il luteranesimo troveranno altrove gloriosa ed ambita salvezza.

L'esodo doloroso, l'ultimo, ha inizio nel 1544 e anche Ginevra accoglierà numerose famiglie di ricchi mercanti disposti a continuare l'arte prediletta.
La partenza di molti negozianti e di operai e l'improvvisa cessazione di gran parte di commercio ebbe la sua ripercussione anche tra quelli che rimasero in patria perché molte compagnie e molti mercanti si arresero al fallimento.

A Lucca non restarono che i mercati della Germania, dell'Olanda e della Polonia: ma le guerre che dal 1619 al 1621 funestarono il nord d'Europa fecero cessare anche questi mercati, tanto che i 1600 telai che battevano poco prima del 1619 si ridussero a mille in due soli anni.

Le rovine delle grandi case, notevole quella dei Buonvisi seguitarono frequenti e disastrose non solo per le condizioni economiche e politiche di tutta Europa ma anche per l'ambizione ed il tenore lussuoso da cui era stata presa la gioventù che in poco tempo consumava i frutti accumulati dalla parsimonia e dall'industriosità dei loro avi.
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